Tra le tante vicende che hanno interessato, direttamente o indirettamente, la figura e la vita di Padre Pio da Pietrelcina, ce n'è una assolutamente inedita: una storia inverosimile, fatta di strane fragranze e di incredibili lievitazioni. Ci troviamo intorno al terzo decennio del nostro secolo. A Rignano Garganico vengono portati da Napoli i resti di una presunta martire, Santa Vittoria, le cui origini sono tuttora ignote.
E' il 18 giugno 1930. A volere la traslazione è una nobildonna del posto, tale Vincenzina De Maio, che fa accogliere in paese la Santa con una solenne processione, capitanata dall'allora parroco della cittadina Don Giovanni Draisci e da Monsignor Alessandro Macchi, vescovo-reggente della Curia di Manfredonia. L'arrivo dei resti di Vittoria fa sollevare un enorme clamore nell'intero promontorio garganico e oltre. Una folla oceanica si riversa in paese per far visita alla presunta martire, che è stata sistemata in una cappella privata all'interno del Palazzo Baronale. La notizia arriva presto alle orecchie di Padre Pio che, nonostante i tanti problemi e i divieti, vuole conoscere questa "serva di Dio".
In gran segreto, tra luglio e agosto dello stesso anno, anche il frate delle stigmate si reca a Rignano (lo aveva già fatto altre volte in passato, per far visita ad alcuni amici, non appena giunto a San Giovanni Rotondo, come testimonia una lastra lapidea affissa nel centro storico rignanese). A riceverlo, stupita ed incredula, è la stessa Vincenzina.
"Non credevo ai miei occhi - amava raccontare la signora De Maio ai pochi intimi che più volte hanno potuto ascoltare questa storia, ormai anziani o già defunti - era proprio lui, Padre Pio. Lo feci accomodare e gli offrii una bevanda. Erano più o meno le 6:30 di mattina".
Quel giorno la cappellina, che custodiva le reliquie di Vittoria, rimase chiusa dalla mattina alla sera, per volere proprio del frate di Pietrelcina. Vincenzina era una figlia spirituale del futuro Santo del Gargano e certo non poteva che essere tramortita dalla gioia derivante dall'inatteso avvenimento: Padre Pio a casa sua. Il frate barbuto desidera restare solo per pregare sulla teca di Santa Vittoria. La donna acconsente subito, conduce il padre al luogo stabilito e si allontana per rimettere in ordine la sua stanza da letto.
Vincenzina dormiva proprio affianco alla cappella della martire. Dopo circa mezz'ora di incredibile silenzio sente, all'improvviso, una serie incessante di rumori. Vetri che si rompono, mobili che si spostano, banchi e sedie che cadono a terra.
"E' impazzito Padre Pio - aveva pensato la De Maio - forse è meglio che avverto qualcuno". La curiosità di sapere cosa è accaduto, tuttavia, è superiore alla paura. Decide di dirigersi verso la chiesetta. La porta di accesso alla stessa è bloccata. Sembra chiusa dal di dentro. La cosa, però, è impossibile, in quanto la chiave si trova dalla sua parte e la porta non è affatto chiusa, è solo "incollata".
E c'è di più. Più forza ci mette per tentare di aprirla e più la maniglia diventa incandescente. Cosa fare ? Chiamare aiuto o aspettare ? La donna sceglie di attendere ancora qualche minuto. E la cosa non risulta vana. Infatti, dopo qualche secondo, un forte odore di fiori la rapisce come per incanto. Da dove viene quella fragranza ? All'inizio sembra provenire dalla strada, ma la cosa risulta subito inesatta.
E allora? Di colpo Vincenzina intuisce e viene presa da un inusuale tremore, misto a paura. "Vuoi vedere che proviene dalla cappella ?". Così è. La porta s'apre d'incanto e ai suoi occhi compare una scena da brivido. Padre Pio balla con una stupenda ragazza dai capelli lunghi e dai grossi occhioni, mentre tutta la stanza sembra essere stata invasa da terribili vandali. Non c'è musica. Un silenzio spettrale penetra dappertutto. Dalla strada non proviene più alcun rumore, sembra che il tempo per qualche minuto si sia fermato. Che fine hanno fatto sennò gli uccelli, i muli, i "traìni", le donne al mercato, i bambini che si recavano proprio in quel momento a scuola ? "La risposta non l'ho mai avuta - amava ripetere più volte la ormai anziana nobildonna - e non ho mai saputo chi fosse quella ragazza, o meglio, forse non ho voluto mai credere a quello che ho visto. Sicuramente quella donnina così fine doveva essere proprio Santa Vittoria. Padre Pio la teneva stretta tra le braccia, quasi si trattasse di un'innamorata. I corpi, tuttavia, si sfioravano solamente. Tra i due si notava un sottile velo di rispetto. La cosa che mi ha colpito di più è stato il fatto che i due sembravano lievitare, quasi come se sotto di loro non ci fosse il pavimento. E se ciò non bastasse, sembrava che la ragazza non fosse umana. Mi spiego meglio. Sembrava che fosse un angelo, una figura, insomma, non di carne ed ossa".
Un fantasma o lo spirito della presunta martire? Chi lo sa. Comunque sia, nessuno forse saprà mai la verità, visto che la diretta interlocutrice è defunda ormai da qualche decennio e la sua vicenda è legata ai ricordi, flebili e confusi, di quei pochi anziani, oggi ultranovantenni, che in più occasioni hanno potuto ascoltare i racconti di una donna che spese tutti i suoi averi e le sue forze per l'affermazione e la supremazia della fede cristiana. La storia non finisce, però, quì. Dopo qualche minuto la porta della cappellina si richiude di scatto e svanisce pure l'odore di fiori. All'improvviso Vincenzina sente uno strano suono di cetre. Quasi atterrita dalla paura si allontana dalla chiesetta, indietreggiando velocemente e si appiccica contro una parete. Una grossa ombra si affaccia sull'uscio e scompare un'momento dopo.
Era il frate stigmatizzato o qualcun'altro? La De Maio non lo seppe mai. Infatti, facendosi coraggio, si avvicina alla porta e nota che in chiesa era tutto di nuovo a posto, tutto perfettamente in ordine, quasi si fosse trattato di una bella e incredibile visione.
E Padre Pio? Di lui nessuna traccia.
Un evento miracoloso ? Chi lo sa, certo qualcosa di strano doveva essere per forza accaduto. Questa storia Vincenzina pare l'abbia raccontata pure ai due vescovi di Manfredonia (Macchi e Cesarano) che fecero visita più volte, durante i quasi vent'anni successivi all'accaduto, alla martire senza passato.
Vincenzina si vergognava a raccontare questa storia e negli archivi ecclesiastici e nelle cronache paesane non vi è alcuna menzione.
A voi la libertà di credere o meno a questa storia.