Nel solco già tracciato da Don Nicolino, Filippo Longo continua l’opera iniziata dal sacerdote. Filippo era innamorato del pallone, calciatore egli stesso. Un amore che gli derivava dalla sua esperienza giovanile maturata in un collegio della Campania con qualche presenza nel campionato di serie C con la maglia della Casertana.
Era il periodo in cui Rignano era sprovvisto di un campo di calcio. Gli spazi dove si poteva tirare calci al pallone erano tutti casuali: le piazze cittadine come Largo Portagrande o Piazza San Rocco, oppure l’orto di donna Vincenzinella. Spesso uscivamo fuori dal paese in cerca di luoghi aperti come il fondo di Fonzino dietro al cimitero o di Marrocchelli subito dopo il Bacino dell’acquedotto; a volte si andava verso contrada Lucito.
Il caro e mai dimenticato Filippo è stato per noi, ragazzi degli anni sessanta, la guida. Ci cercava, ci raccoglieva per strada per farci giocare a pallone. Per opera sua nasce l’ENAL, un ente che a livello nazionale, pur avendo funzioni di servizio sociale preposto allo svago ed al riposo dei lavoratori mediante la promozione di manifestazioni culturali, ricreative e sportive, a Rignano è stato il primo luogo di ritrovo di noi giovani. Il luogo dove abbiamo imparato a stare insieme, a confrontarci sulle problematiche sociali, ma soprattutto, già da allora, a toglierci dalla strada e dal bar.
Grazie a Filippo incominciammo ad uscire fuori Rignano e a misurarci con squadre di comuni limitrofi. Il torneo cittadino della vicina San Marco era un punto fermo di confronto, irrinunciabile.
Altre volte, pur di giocare, si organizzavano sfide all’interno della scuola media “De Carolis” tra studenti di San Marco e quelli di Rignano, che, all’epoca, frequentavano le scuole medie a San Marco in Lamis. In qualche occasione “lo scontro” avvenne sul campo sportivo di San Giovanni Rotondo.
È stato un decennio indimenticabile; da tener presente la mancanza pressoché assoluta di risorse finanziarie. Il mezzo di locomozione per tutti era rappresentato dalle proprie gambe. Si andava e tornava a piedi da San Marco, sfidando fatica e intemperie.
Qualche volta ci accompagnava il buon “Iseppe lu mulenare” con il suo vecchio "tre ruote".
Quei brevi viaggi diventavano avventure, momenti di gioia indimenticabili: si cantava a squarciagola: “Olio e petrolio, benzina e minerale, per battere Rignano ci vuole la nazionale”.
Capitava anche che durante il viaggio di ritorno il nostro “tre ruote”, troppo carico, faceva fatica ad andare avanti, ed allora tre o quattro ragazzi erano costretti a scendere per poi risalire quando terminava la salita. Una volta si impennò e ci scaricò sulla strada polverosa.
Di questo decennio abbiamo tre foto: la prima risalente al 1957, la seconda che ritrae tre calciatori scattata nel campo di calcio di San Giovanni Rotondo nel 1963, la terza rappresenta la formazione che partecipò al torneo Coppa cittadina di San Marco in Lamis nell’anno 1966.
Filippo, nel decennio menzionato, ha rappresentato la continuità, l’attaccamento quasi morboso al gioco del calcio. A lui dobbiamo dire grazie per averci trasmesso la stessa passione. L’unica grande amarezza di quel periodo è stata la mancanza di un vero campo: tutte le nostre gare venivano disputate su campi di San Marco in Lamis e San Giovanni Rotondo.