L’albero di ciliegia bianca un tempo non poteva mancare in ogni “luche” dove faceva bella mostra di sé; tutti dovevano possederlo per la particolarità e la bontà del suo frutto. Oggi è pressoché scomparso con l’abbandono dei terreni montani, aumentando la schiera dei cosiddetti “frutti dimenticati”. Io ho avuto la fortuna di ritrovarlo in Contrada Montesacro a Rignano Garganico.
Il Gargano, con l’appropriazione di piccoli appezzamenti di terreni demaniali da parte di cittadini avvenuta negli anni intorno al 1900, ha visto un importante incremento delle pratiche agricole. Quegli stessi terreni che prima erano utilizzati a pascolo, adesso subiscono una radicale trasformazione: nelle doline, negli spazi più aperti, si prosegue lo spietramento per aumentare la superficie da poter coltivare. Quelle pietre serviranno a costruire nuovi “pagghiare”, ma soprattutto a costruire le “macere” per delimitare i nuovi confini di quei piccoli appezzamenti di terreno nonché a realizzare nuovi terrazzamenti per addolcire il terreno scosceso di doline e pendii e ricavarne superficie coltivabile . Oltre alle colture stagionali importanti per la sopravvivenza quali grano, orzo, avena, ortaggi e legumi, i contadini di montagna, “li cuzze”, piantano alberi da frutto di ogni tipo. Se nel Gargano nord vanno per la maggiore gli agrumi, culture già presenti nel 1800 con centinaia di ettari, nel Gargano sud, ed in particolare nel territorio di Rignano, sono proprio i ciliegi che trovano terreno e clima adatti. Località Centopozzi, a giugno, diventa il mercato delle ciliegie: compratori e commercianti di San Marco in Lamis, Foggia, San Severo, Lucera vi si danno appuntamento per comprare il prezioso frutto che i contadini rignanesi producono in grandi quantità e nelle diverse varietà. Tra queste, immancabile, c’era la ciliegia bianca.
La ciliegia bianca matura intorno a metà giugno quando i frutti assumono la colorazione giallo paglierino. E’ un frutto molto delicato in quanto si danneggia molto facilmente, sia con la manipolazione che con lo sfregamento tra di loro a causa del vento, e va mangiato in breve tempo. E’ molto dolce e ha un retrogusto leggermente amarognolo. L’albero è maestoso e va lasciato crescere senza ricorrere alle pratiche di potatura che potrebbero danneggiarlo.
Ci auguriamo la riscoperta ed il recupero di tutte le coltivazioni dei frutti dimenticati, che hanno sfamato intere generazioni, oggi preferiti a colture che meglio rispondono alle logiche industriali improntate sulla maggiore produttività: con una certa nostalgia, ricordiamo proprio la ciliegia bianca.