Giorni febbrili per il restauro e l’allestimento del Museo Paleolitico di Grotta Paglicci, a Rignano Garganico.
La fine-consegna dei lavori è prevista tra due settimane. Dopo di che si penserà esclusivamente all’inaugurazione in pompa magna della struttura. Il pompa magna si riferisce, in primis, alla presenza di ospiti illustri, non esclusi autorità e uomini di cultura di levatura nazionale. Tra l’altro, si pensa per esempio allo stesso Presidente del Governo, Giuseppe Conte, studente liceale assieme a tanti altri rignanesi al “Giannone” della vicina San Marco in Lamis. Ad eseguire l’opera ci ha pensato, come noto, la ditta appaltatrice di Manfredonia, sotto l’illuminata guida tecnica e creativa dell’architetto Stefano Del Pozzo, progettista e direttore dei lavori. Parallelamente si sta procedendo anche all’organizzazione dello storico evento. Tra l’altro, la cura e stampa di un libro, ispirato al sito, propedeutico sì alla conoscenza scientifica, ma anche destinato a diventare da subito una fonte di richiamo insostituibile o bigliettino da visita che dir si voglia. Di esso l’autore è lo stesso Arturo Palma di Cesnola (classe 1928) paleontologo di fama internazionale e valorizzatore dell’anzidetto sito, ritenuto ancor oggi, tra i più ricchi e completi del pianeta. Lo scritto del genere romanzo s’intitola “Giornale di scavo”. Esso racchiude la esperienza ultraventennale portata avanti dall’autore, in veste di coordinatore degli scavi nel sito di Terlizzi, sostenuto per l’occasione dalla sua agguerrita e variegata équipe. L’autore costituisce il filo conduttore o deus ex-machina della vicenda. I nomi dei protagonisti, come i luoghi, sono tutti fittizi, compresi i tempi che si dilatano o si accorciano a seconda dell’esigenza narrativa. Tant’è che il racconto in parola, seppure si richiama a risultati di decennali campagne di scavo, è ambientato e condotto nel solo bimestre agosto-settembre di un determinato anno, quando l’autore ha raggiunto circa cinquant’anni. Ciò si rileva quando s’innamora di Luisa l’assistente che più di ogni altra l’affascina e lo cattura durante gli scavi per via del suo carattere docile e buono. Ad un certo punto, paventando delle difficoltà nel rapporto, conteggia i propri anni su quelli dell’amata, che ne ha ventiquattro, dicendo che ha il doppio dei suoi anni più uno. Con questo libro, l’intento dell’autore è di volgarizzare e rendere la conoscenza dei ritrovamenti alla portata del grosso pubblico, a differenza di tutte le altre relazioni scientifiche e dei libri accumulatisi nel corso degli anni, riservati per lo più alle università e agli specialisti della materia. La vicenda si svolge in una vallata, dove i ritrovi focali sono due: da un lato la grotta, ubicata sul declivio sinistro (guardando a Nord), luogo di scavo, dall’altra la bicocca, ossia l’alloggio ( una vecchia casa colonica rimessa in uso alla meglio), l’accampamento delle tende è lo spiazzo coperto per il desinare e l’intrattenimento. L’uno e l’altro luogo sono collegati da una strada malmessa piena di buche e di sporgenze, che a malapena permette il transito, ad una Land Rover tuttofare ossia utilizzata per il trasporto misto di persone ed attrezzi. Tra i personaggi, spicca la figura dell’assistente-capo, un certo De Gilbert, che ad ogni pie’ sospinto si rivela nel fare e risolvere le cose come una inseparabile ombra dell’autore. C’è poi: l’impiegata di banca Cantimori, che assieme a Maria Teresa sono le due gigantesse e confidenti della comitiva; Carlo Orlandini, venuto da un paese vicino che s’innamora perdutamente di quest’ultima. Seguono, quindi, il Berlenghi, agile come uno stambecco nel salire e ridiscendere dalle attrezzature; Bertini, un veterinario del Centro Italia, di formazione marxista, che ad un certo punto, in virtù di sogno-miracolo (Padre Pio) si converte al Cristianesimo. Su ogni personaggio, fatto e persona, aleggia l’ironia e talvolta il sorriso sardonico dell’autore. Per esempio nella descrizione goffa che fa del parroco Don Arnaldi e delle sue idee. Si mette in rilievo, poi, la leggerezza-ignoranza della laureanda Ciampolini e del tecnico Borgioli circa la punta di uno strumento litico del tipo di “La Gravètte”. Idem, si prende in giro dei colleghi della ’pianura’ Stronconi e Bertolozzi ed ancor più del barone universitario Gastaldi. Che dire, poi, del poeta-amico Mariano Bosticco, che nonostante la sua condizione fisica, vuole ad ogni costo visitare la saletta dei cavalli e ne esce fuori con la testa rotta. Infine, con qualche altra pennellata ironica, mette a nudo il modo di essere del semidilettante archeologo De Camillis e dello scavatore clandestino Jacoboni, che confonde le statue con le stalattiti e stalagmiti, ecc. Con manifesto sarcasmo fa le pulci alle ultime arrivate nella compagnia degli scavatori, come Anna Castelletti e la sua compagna, che si presentano al lavoro addirittura con un vestito succinto e le scarpe con tacco a spillo. Si passa poi in rassegna il pubblico dei visitatori, meglio dire ‘scocciatori’ con i quali ha a che fare quasi quotidianamente il Professore. E su di essi le sue punture sono per davvero caustiche ed appropriate. Del libro e degli ulteriori sviluppi se ne saprà di più e meglio in seguito dai canali ufficiali del Sindaco Luigi Di Fiore e del Consigliere delegato Viviana Saponiere.