Il cascigno, sonchus asper, è tra le erbe spontanee più ricercate sia per il suo sapore che per la consistenza della pianta. Già da sola val bene una minestra. Oltre all'asper è frequente anche l'oleraceus, entrambi ottimi.
- Nome scientifico: Sonchus asper e Sonchus oleraceus
- Nome comune: Crespigno, Cascigno
- Nome dialettale: Cascigne, sevone
Come si presenta
Pianta annuale o biennale caratterizzata dalle foglie spesse, ruvide e pungenti, di colore verde lucido che spesso tendono al rossiccio, lobi spinulosi. Il fusto è robusto, cavo, poco ramificato. I capolini florali, tipicamente gialli, sono disposti in cime ombrelliformi solitamente fioccosi. La radice se recisa produce un abbondante lattice bianco.
Dove trovarla
Pianta comune, cresce in tutti gli ambienti anche se preferisce i coltivi, dove diventa pianta infestante, le vigne, gli orti, i frutteti e gli oliveti. Non è difficile trovarla anche negli incolti, tra i ruderi, ai bordi delle strade ed in ambiente urbano, tra marciapiedi e fessure, anche se, queste ultime, non sono da consumare.
Utilizzo
Le giovani foglie sono ottime crude in insalata; componente essenziale delle misticanze, la si può gustare anche da sola con la pasta o solamente lessata e condita con olio di oliva. Insieme alle foglie si possono consumare anche i giovani fusti finché teneri. La pianta ha proprietà medicinali: è rinfrescante, stringente ed emolliente.
Curiosità
In alcuni paesi del Gargano, ma anche in altre zone del barese, la pianta è chiamata “sevone” che ci riconduce a “sovescio”, l’antica pratica di lasciare a riposo i terreni per uno o due anni. Durante questo periodo i campi si riempivano di erbe annuali, anche del cascigno, che quando si arava venivano interrate, concimando ed arricchendo in modo naturale i terreni. La pratica del sovescio è ormai abbandonata da tempo e di conseguenza è diminuita anche la presenza delle nostre amate erbe.
Sottospecie e varietà
Il sonchus asper ha due specie dello stesso genere che gli assomigliano: il sonchus tenerrimus ed il sonchus oleraceus. Il primo è poco presente sul Gargano e difficile da rinvenire, mentre il secondo è abbastanza comune e condivide con il sonchus asper gli stessi ambienti, soprattutto quelli ruderali e gli incolti. Si differenzia con l’asper per l’assenza proprio dell’asperità avendo foglie dai lobi arrotondati e dalla consistenza molle come anche il fusto. Nessun rischio per il consumo in quanto tutte le varietà e specie sono ugualmente commestibili.