Il biancospino è detto la pianta del cuore. Frequentissima sul Gargano, insieme al prugnolo ed al rovo rappresenta la "rinaturazione" dei terreni montani abbandonati. In questi giorni gli arbusti sono ricolmi delle sue commestibili bacche rosse.
- Nome scientifico: Crataegus monogyna
- Nome comune: Biancospino
- Nome dialettale: Spinapuce
Descrizione
E’ un piccolo albero ma soprattutto un arbusto contorto e ramificato. La corteccia che riveste il fusto è di colore grigio. Le foglie, di colore verde scuro, hanno forma romboidale. I rametti sono pieni di spine e tra aprile e maggio si coprono di numerosissimi piccoli fiori di colore bianco-rosato dando luogo ad una delle fioriture più intense in natura. I frutti di colore rosso, grandi circa 1 cm, sono commestibili, anche se poco dolci e composti nella gran parte dal nocciolo.
Dove trovarlo
Nel nostro territorio cresce dovunque ed insieme al Prunus spinosa (prugnolo) ed al Rubus ulmifolius (rovo) rappresenta il simbolo della cosiddetta “rinaturazione “, cioè del processo di riappropriazione da parte della natura dei terreni montani ormai abbandonati.
Utilizzo
Il biancospino è da sempre utilizzato in medicina ed erboristeria per le sue proprietà cardiotoniche e antipertensive, regolarizza i battiti del cuore e riduce l’accumulo di colesterolo. Ha, inoltre, doti sedative e calmanti.
Se ne consiglia, comunque, l’uso sotto controllo medico.
Curiosità
Nell’antichità, nella forma di arbusto e per la presenza delle lunghe spine, era utilizzata per delimitare terreni e proprietà familiari facendone da confine.
La leggenda vuole che la pianta abbia avuto origine da un bastone piantato da Giuseppe d’Arimatea e da qui l’associazione con la dea della Primavera e con il Divino.
E’ detta la “pianta del cuore”. I Latini, ancor prima dei Romani, chiamavano questa pianta Crataegus per indicare il cuore: “il cratere del cuore”, per le sue funzioni rivolte al sistema cardiocircolatorio ed a tutte le sue problematiche.