La storia della chiesa di San Rocco e del culto a Rignano Garganico

La storia della chiesa di San Rocco e del culto per il Patrono

Rignano Garganico e i Rignanesi sono da sempre legati al culto di San Rocco. Come nasce tale legame e perché? Lo scopriamo assieme in questo servizio e vi chiediamo di approfondire l'argomento scaricando il volumetto da me scritto qualche anno fa e ancora attuale (lo trovate qui in alto in PDF).

Nonostante il diffuso culto nei due secoli precedenti, soltanto nel 1629 è concesso dal Vaticano Ufficio e Messa per le chiese erette in onore di San Rocco. A Rignano la fondazione della cappella si riallaccia al sentimento religioso popolare che esplode ancor prima della suddetta concessione. La notizia ci viene fornita dallo storico Pompeo Sarnelli (1649 – 1724).

Nella storia dei vescovi ed arcivescovi sipontini e della diocesi, egli racconta, infatti, che nella seconda metà del 1500 si trovano ad amministrare la cappella di San Rocco, a Rignano, i Padri Domenicani. Gli stessi – secondo il suo dire – nel 1585, dopo venticinque anni di cura, sarebbero stati costretti ad abbandonare il tutto, a causa della povertà dei suoi abitanti. Causa, quest’ultima, poco veritiera, possedendo a quei tempi il Capitolo di Rignano ben 480 versure di terra doganale nella piana. Forse è più probabile che quei religiosi siano andati via per l’eccessiva concorrenza. Rispetto all’esiguità della popolazione il numero degli ecclesiastici era piuttosto alto e sproporzionato a quei tempi, come risulta in altri resoconti della diocesi. A questo punto, si può benissimo affermare che la nostra chiesetta è più antica del tempio romano di cui si è fatto cenno.

Le testimonianze storico-popolari

Comunque sia, nel 1655 si fa parola di un certo Leonardo Ceccase sepolto a San Rocco. Così pure, nel 1712, di un certo p. Giuseppe Fioretti “eremita” presso la medesima cappella. La Chiesa, già oratorio fuori del paese, parimenti a quello di Santa Croce, poste sul lato sud – est, appartenne alla congregazione di carità, che un tempo amministrava i suoi beni e prima ancora dal cappellano, come si evince da una platea del 1763. Nel 1894 il fabbricato era in gran parte diruto; venne in parte demolito e ricostruito nel 1926, su iniziativa dell’attivissimo arciprete mons. Giovanni Draisci, con le oblazioni e concorso del popolo. Per la realizzazione dell’altare in marmo, vi contribuirono, come si legge in una lapide a ricordo, solo i rignanesi in essa citati, emigrati in America. Il 17 giugno del 1930 fu consacrata da Monsignore Macchi, arcivescovo di Manfredonia. In conseguenza del Concordato del ’29, l’amministrazione della struttura unitamente alla cappella della Madonna di Cristo, ritenute “opere pie” fu affidata prima all’ECA (Ente Comunale Assistenza) e dopo il suo scioglimento direttamente al Comune, che lasciò l’oneroso incarico negli anni ’80 alle cure del potere ecclesiastico.

Il culto per San Rocco è molto avvertito dai rignanesi.

Un tempo, il 16agosto, oltre al rito religioso e all’immancabile processione, con tanto di banda e fuochi d’artificio, si svolgeva anche la fiera degli animali. Fino ad alcuni decenni fa nelle vicinanze della chiesa c’era una croce di ferro ben recintata, eretta nel 1907 dai Passionisti che predicarono nella Quaresima di quell’anno. Attualmente la stessa, seppure completamente disfatta dalla ruggine, si erge bene in vista su un fianco della montagna lungo la via per Foggia. Così pure è stata chiusa la piscina alle spalle dell’abside, scavata nella roccia, per raccogliere le acque del tetto della chiesa e dissetare i rignanesi, quando non ancora c’era l’acquedotto.

Nel corso dei secoli, la chiesa di San Rocco è stata oggetto di restauri, più o meno consistenti, talvolta con modifiche della struttura. In un appunto del 1836, si legge, infatti, che l’allora sindaco Simone De Lillo “...per l’ospedale dei colerici designava la cappella rurale di San Rocco, alla quale erano attaccate due stanze, una inferiore e l’altra superiore, e per queste all’uso indicato”.

Nella platea inedita del 1763, l’anzidetto luogo di culto viene descritto come segue: “...nell’entrata della chiesa, sopra la porta, vi è una fune, che viene dal campanile, ove vi è una mediocremente grande campana...e sopra il suddetto altare vi è un nicchio di fabbrica, e dentro di quello vi è la statua del Gloriosissimo nostro Protettore Sarrocco, a mezzo busto, sopra un piano quadrangolare di legno indorato...ed è munito di diadema e di un bastone, ambedue d’argento massiccio, donati da Niccolò Del Vecchio”.

Più avanti è precisato ancora: “in uno stipo della sagrestia è custodito il tesoro di San Rocco: nove anelli in oro, di cui otto con pietre preziose, uno con “pietre d’argento”. Quindi, si aveva di fronte una struttura di uso ed aspetto ben diversa da quella attuale. All’inizio del secolo scorso, si susseguono altri restauri decisivi.

L'era moderna

Nel 1924 vi concorrono per l’abbellimento interno, testimoniato da una lapide, i nostri emigrati di Filadelfia. Ed ancora altri interventi sono stati eseguiti i tempi assai vicini a noi. Negli anni ’80, il rinnovo del tetto e la realizzazione della volta in legno, congeniale al complesso.

Tutto si deve al buon ufficio dei parroci e di taluni amministratori succedutisi nel corso degli anni vivamente interessati al conseguimento del bene comune e soprattutto all’obolo dei devoti che non è mai mancato.

Di recente il restauro della Statua del Santo ad opera dell'artista Nicola Di Pardo.

Antonio Del Vecchio
Author: Antonio Del VecchioWebsite: http://www.rignanonews.ocmEmail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Antonio Del Vecchio è un giornalista, uno storico, uno scrittore e un appassionato di natura, archeologia e tradizioni. Ha al suo attivo oltre 50 pubblicazioni cartacee e migliaia di articoli giornalistici editi su carta stampata e siti internet a livello locale, nazionale ed internazionale.


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