Rignano G. Panorama

Flora e fauna a Rignano Garganico

La zona boscosa, prevalentemente a basso fusto, un tempo molto estesa anche sulle pendici,  nei valloni e nelle mattine del primo gradone sottostante il paese, attualmente occupa solo alcune aree della parte montana  più alta.

Comprende quasi tutte le specie della macchia mediterranea e il relativo sottobosco, come leccio, quercia, lentisco, olivastro, felce, pungitopo, ecc.  Si tratta poco più di un migliaio di ettari, concentrato in massima parte a Nord – Ovest. Precisamente nelle contigue contrade di Lucito  e Iancuglia (entrambi termini di derivazione latina, il primo significa piccolo bosco, l’altro culla di Giano). Il bosco più consistente è quello di Iancuglia, comprendente diverse centinaia di ettari, dipartendosi dalla SS. 272 ricopre l’intero versante sud – est della vallata di Stignano, prolungandosi per una larga fascia longitudinale in senso Est - Ovest da Centopozzi  al Monte della Donna. L’intera zona è quasi tutta demaniale e rientra nel Parco Nazionale del Gargano. Ente che negli ultimi anni ha operato una serie di interventi di sfoltitura diretti non solo a “salvare” le specie da possibili malattie, ma soprattutto per trasformarle in alto fusto. In più ha reso visitabile il bosco attraverso la realizzazione di sentieri ellittici ed altre aree attrezzate allo scopo. Ovviamente è assolutamente vietato tagliare o raccogliere le specie protette sia del bosco che del sotto-bosco.Consistente e vario è il patrimonio erbaceo spontaneo che cresce  nel territorio montano e pedemontano di Rignano. Talune specie, dato la diversità del microclima da luogo a luogo, rinnovano il loro ciclo vitale più volte nel corso dell’anno. E’ il caso dei cosiddetti “carducci”, verdura lessa che accompagna l’agnello pasquale. In pianura, sia spontaneo che coltivato, si raccoglie solo nei mesi di aprile - maggio, sulle alture si trovano anche nei periodi freddi, in autunno ed inverno. Parimenti alcune qualità di funghi lamellari, come il “cantarellum” (“caldarello” e gallinaccio) e il prataiolo, che si trovano sia in primavera che nell’autunno inoltrato. Gli asparagi sui declivi e le pendici della montagna si trovano all’inizio della primavera, in montagna fino ai primi giorni di maggio. Così pure dicasi  per tante altre specie di erbe e verdure commestibili da prato, come  finocchietto , cicorie , i cicorioni, i caccialepri, i cacigni, le bietole selvatiche, le “regine” (cicorie grasse) e via discorrendo. Tra le erbe aromatiche, vige l’uso della raccolta ed essiccazione del seme di finocchio, del fogliame di menta, origano, salvia, rosmarino, timo,  alloro, ecc. Tra le erbe officinali, sia da prato che del sottobosco da essiccare e da usare come decotto o impacchi vari, sono da evidenziare, oltre al medesimo alloro, malva, camomilla, foglie di more, ecc. Negli ultimi decenni risulta ridotta la fauna, specie quella ornitologica. Un tempo gli uccelli rapaci, in prevalenza falchi, corvi reali e nibbi, avevano il loro regno incontrastato sugli affioramenti rocciosi sotto il paese (Murge “Primaiula”, “Centopiledde” e “Cicinto”), ora  il loro numero  si è ridotto a qualche sparuto esemplare. Come pure i gufi, le “terragnole”, i passeri, pettirossi e quant’altro sono in via di estinzione. Le stesse rondini che un tempo oscuravano a primavera il cielo, ora si vedono sempre più rare. Al contrario aumentano le “ciavole” del genere dei corvi (taccole), che con i loro schiamazzi assordano e minacciano la tranquillità domestica. Lo stesso discorso vale per i mammiferi. Anche in questa zona un tempo il lupo era il vero re del bosco e feroci branchi infestavano l’intero territorio. In un documento di fine Ottocento, si legge, infatti, che il Comune di Rignano teneva a paga addirittura un cacciatore di lupi. Ora ritornati in discreto numero. Come pure le lepri fino agli anni ’60 si aggiravano ovunque e costituivano la preda preferita di ogni cacciatore. Ora se ne vedono pochissime, nonostante il ripopolamento della specie. Comunque, di sera si scorgono volpi in ogni dove. Alcune di esse si avventurano addirittura in paese per prelevare cibo dai resti dei cassonetti. Si vede ancora qualche faina, mentre nessuno finora ha visto uno scoiattolo, forse perché i nostri boschi sono a basso fusto. Abbondano i rettili: cervoni, più rare le vipere, lucertole, ramarri. Rarissimi i pesci e le rane, ridottisi all’osso, a causa dell’inquinamento del Candelaro e di altri stagni paludosi. Fino agli anni ’60, la pesca di tali specie, praticata da molti  con l’uso - abuso de “Lu martavidde” (piccola rete ad involucro cieco), soddisfaceva a pieno il bisogno della comunità.

 

 

N.B. Tratto dal volume: Del Vecchio Antonio, Rignano Garganico /Viaggio segreto nel più piccolo comune del Gargano, 2007 pp. 114     

 

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